La lunga storia delle fiere di Santarcangelo sembra avere inizi in epoca romana.
Il primo documento certo, invece, risale al 1255.
Da una concessione del 1501, di Cesare Borgia detto il Valentino, si ha la conferma che la fiera di Santarcangelo fosse intitolata a San Michele ed iniziasse il 29 settembre continuando per un periodo non definito.
Alla fine del ‘700 l’architetto Cosimo Morelli ridisegna la principale piazza, poi dedicata al Papa, come luogo deputato agli scambi e ai commerci.
Nel XVIII secolo a Santarcangelo esistevano 5 fiere e controfiere e due mercati settimanali per un totale di 114 giorno all’anno.
Negli anni cinquanta assistiamo alla fine di un’epoca: dopo oltre 100 secoli cambia il rapporto tra l’uomo, gli animali e la terra.
Viene meno la funzione-lavoro del bestiame e irrompono trattori e macchine agricole.
Nel 1972 Tonino Guerra dipinge con nostalgia questo passaggio, ormai compiuto e irreversibile, con la poesia “I Bu” scritta in dialetto romagnolo.
Invece, l’aspetto ludico delle fiere che era soddisfatto soprattutto dopo aver chiuso i contratti, dal mangiare e dal bere in compagnia in una delle numerose osterie (più di 30 tra le due guerre), ancora oggi rimane uno degli elementi centrali .
Le fiere di San Michele e di San Martino, eredità del passato, sono ancora oggi le fiere più grosse e importanti a livello regionale, alle quali si sono aggiunte a metà degli anni ’70 il mercatino del Festival dei Teatri, nel 1989 la fiera dei Balconi Fioriti e dal 1996 l’appuntamento mensile del mercato dell’antiquariato e cose vecchie chiamato “La Casa del Tempo” dal titolo di una raccolta di poesie di Nino Pedretti.
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